Riace, nuovo avviso di garanzia per Mimmo Lucano

di ALESSIA CONDITO, in la Repubblica, aprile 2019


Notificato al sindaco sospeso del paese calabrese a poche ore dal rinvio a giudizio: al centro dell’indagine ancora la gestione dei fondi sull’accoglienza. Il primo cittadino ribatte: “Accuse assurde. Seguo un ideale di giustizia e umanità, la verità verrà fuori”


Neanche il tempo di respirare, metabolizzare il rinvio a giudizio e capire come andare avanti e arriva una nuova tegola per il sindaco sospeso di Riace, Mimmo Lucano. Nella serata di ieri, poco dopo aver saputo che dall’11 giugno prossimo dovrà affrontare il processo, Lucano ha ricevuto un avviso di conclusione indagini per truffa aggravata, fatto recapitare dalla procura di Locri a lui e ad altre 9 persone. Al centro del nuovo filone d’inchiesta, naturale seguito di quella che ha travolto il sindaco sospeso del borgo dell’accoglienza nell’ottobre scorso, ancora una volta i fondi destinati ai migranti.

“Sono accuse assurde – ribatte Lucano- Truffa? Ma di cosa stiamo parlando? La Prefettura mi contattò nell’ambito dell’emergenza sbarchi, chiedendomi un aiuto per accogliere persone, ricordo, scappate da guerre e persecuzioni. E io, di fronte a un dramma del genere, non sono mai restato insensibile. Quindi, a mia volta, io mi rivolsi alle cooperative del luogo, beneficiarie tra l’altro del contributo per l’accoglienza. Io non ci ho mai guadagnato un soldo, la mia azione a Riace non ha mai avuto tornaconti personali. Ho solo creduto in un’idea”.

Comune di Riace e la Prefettura”, ma il Comune  avrebbe comunque versato i fondi necessari per il pagamento del canone, per un totale di 134mila euro. Tutti gli appartamenti, secondo i carabinieri che hanno sviluppato le indagini, sarebbero privi di certificato di abitabilità e in alcuni casi del certificato di collaudo statico. Per questo, sul registro degli indagati sono finiti la legale rappresentante della cooperativa, Maria Taverniti, e i proprietari degli appartamenti in cui i migranti sono stati accolti. Ma per la procura, Lucano deve rispondere anche di falso, perché avrebbe attestato la conformità degli immobili alle normative e firmato le determine di pagamento degli affitti.

“Quei certificati – si difende lui – sono di competenza dell’ufficio tecnico, non capisco perché accusino me. In ogni caso, si trattava case nuove, non catapecchie. E comunque per me l’emergenza in quel momento era dare un tetto alle persone da accogliere, stessa esigenza della Prefettura. Quello che mi chiedo è se a San Ferdinando siano mai stati chiesti i certificati di abitabilità? Eppure ci sono morte delle persone nella nuova tendopoli”.

Già in passato le case di Riace in cui sono stati ospitati i rifugiati sono state oggetto di rilievi. Arrivavano dagli ispettori prefettizi, che per primi hanno duramente criticato il modello Riace, salvo poi essere smentiti dalla terna che qualche mese dopo ha proceduto con un’ulteriore e più approfondita ispezione. Nonostante questo, da quella prima negativa relazione è scaturito un procedimento amministrativo, che ha portato alla circolare con cui il Viminale ha cancellato con un colpo di spugna tutti i progetti Sprar nel paese. Un provvedimento contro cui il Comune ha fatto ricorso al Tar, chiarendo punto per punto le irregolarità contestate, ma soprattutto – aveva spiegato all’epoca Gianfranco Schiavone, vicepresidente dell’Asgi, da sempre vicina a Lucano – sottolineando “l’evidente mancanza di volontà di interlocuzione da parte del ministero” che non aveva neanche esplorato la via della sanatoria.

Un procedimento amministrativo ancora in via di definizione mentre su Riace non si smette di indagare. Il piccolo borgo della Locride continua ad essere al centro di accurati e continui accertamenti investigativi, che nei giorni scorsi si sono concentrati anche sul parco degli asinelli e la casetta in cui vengono ricoverati quando non “lavorano” alla raccolta differenziata. Anche lì- secondo i carabinieri forestali – ci sarebbero strutture non perfettamente regolari e per questo finite sotto sigilli. “Lì abbiamo fatto un’opera straordinaria di recupero ambientale e storico, siamo riusciti a ripristinare un luogo fondamentale per le nostre tradizioni contadine e al contempo preservato il borgo antico dalle frane e lo sequestrano. Hanno messo i sigilli ad un’opera d’arte” si tormenta Lucano, ma non demorde. “Sono solo e sto vivendo una sofferenza enorme, tutta questa storia sembra essere sotto influenza politica – si sfoga – ma so di essere nel giusto. Seguo un ideale di giustizia e umanità e posso andare avanti all’infinito, nonostante il calvario che sto vivendo. La verità verrà fuori. Io non ho paura”.